Nel presente report si sottolineano le profonde connessioni fra la crisi climatica e le disuguaglianze sociali ed economiche. In particolare i due fenomeni sembrano essere interdipendenti nelle cause, negli effetti e nelle rispettive soluzioni. L’analisi verte su quattro elementi principali: (a) la spontaneità del fenomeno della distribuzione etereogenea di risorse in natura e nelle società, suggerita dallo studio “Inequality in nature and society” il quale sottolinea quanto sia in un sistema naturale che in un sistema sociale le risorse (in termini rispettivamente di biomassa e di ricchezza) tendono a concentrarsi in più o meno tempo in una ristretta minoranza. Lo studio suggerisce quindi che l’unico modo per invertire tale tendenza nei contesti sociali è l’intervento diretto attraverso sistemi di welfare e di redistribuzione della ricchezza. (b) I dati in merito alla profonda iniquità di distribuzione delle ricchezze, in particolare l’attuale sistema economico tende a concentrare enormi quantità di risorse nelle mani dei percentili più ricchi della società, come il top 1% o il top 10%, mentre le fasce più povere risultano sempre più svantaggiate. (c) Dal punto di vista delle cause della crisi climatica, la fascia più ricca è sproporzionalmente molto più responsabile della crisi in termini di quantità di emissioni prodotte, mentre le fasce povere già rispettano gli standard necessari a mantenere il surriscaldamento globale sotto la soglia dei 1,5 °C. (d) Nonostante la lieve o nulla responsabilità in termini di emissioni dei gruppi sociali più svantaggiati, questi risultano comunque i più colpiti dagli effetti diretti ed indiretti della crisi climatica. Questa sproporzione è dovuta sia a fattori territoriali (i gruppi svantaggiati abitano zone e ambienti più esposti agli effetti) che economiche (la mancanza di risorse genera un problema di scarsa resilienza) e sociali (determinati gruppi sociali, come donne, giovani e anziani, risultano maggiormente penalizzati).
Risulta dunque evidente che le due crisi caratterizzanti il XXI secolo sono molto più correlate di quanto si possa pensare e che le soluzioni a una non possano trascurare le conseguenze sull’altra.
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